Una mente meditativa è silenziosa. Non quel silenzio che può essere concepito dal pensiero; non il silenzio di una placida sera; ma quel silenzio che sorge quando il pensiero, con tutte le sue immagini, tutte le sue parole e tutte le sue percezioni, è interamente cessato. Questa mente meditativa è la mente religiosa: la religione in cui non vi sono chiese, templi, canti.
La mente religiosa è l’esplosione dell’amore: l’amore che non conosce separazione. Per questo amore il lontano è vicino. Non è l’uno né i molti, bensì quello stato di amore in cui cessano tutte le divisioni. Come la bellezza, non è a misura delle parole. Solo a partire da questo silenzio agisce la mente meditativa.
La meditazione è una delle più grandi arti della vita, forse la più grande, e non la si può assolutamente imparare da nessuno, questa è la sua bellezza. Non c’è tecnica e quindi non c’è autorità. Quando imparate qualcosa su di voi, osservatevi, osservate il modo in cui camminate, il modo in cui mangiate, ciò che dite, le chiacchiere, l’odio, la gelosia: se siete consapevoli di tutte queste cose dentro di voi, senza alternativa, ciò fa parte della meditazione.
Può esserci meditazione, dunque, quando sedete in un autobus o passeggiate in un bosco pieno di luce e di ombre, o ascoltate il canto degli uccelli o guardate il viso di vostra moglie o del vostro bambino.
È strano come la meditazione divenga totalizzante; non ha fine né principio. È come una goccia di pioggia: in quella goccia ci sono tutti i corsi d’acqua, i grandi fiumi, i mari e le cascate; la goccia nutre la terra e l’uomo: senza quella goccia la terra sarebbe un deserto. Senza la meditazione il cuore diventa un deserto, una landa desolata.
Meditazione è scoprire se il cervello, con tutte le sue attività, le sue esperienze, può essere assolutamente acquietato. Non costretto, perché quando c’è costrizione, c’è dualità. L’entità che dice: «Vorrei avere esperienze meravigliose, perciò devo costringere il mio cervello a essere quieto», non ci riuscirà mai. Ma se cominciate a indagare, a osservare, ad ascoltare tutti i movimenti del pensiero, i suoi condizionamenti, i suoi slanci, le sue paure, i suoi piaceri, a guardare come funziona, allora vedrete che il cervello diventerà estremamente quieto; una quiete che non è sonno ma è straordinariamente attiva e quindi è quiete. Una grossa dinamo che funzioni perfettamente, quasi non fa rumore; soltanto quando c’è attrito c’è rumore.
Il silenzio e la vastità si accompagnano.
L’immensità del silenzio è l’immensità della mente in cui non esiste un centro.
La meditazione è ardua. Esige la più alta forma di disciplina: non conformismo, non imitazione, non obbedienza, ma di una disciplina che passi dalla costante consapevolezza, non solo delle cose fuori di voi ma anche delle cose dentro di voi. La meditazione, quindi, non è un’attività di isolamento, bensì azione nella vita quotidiana che richiede cooperazione, sensibilità e intelligenza. Senza il fondamento di una vita retta la meditazione diventa una fuga e non ha più valore. Una vita retta non è obbedienza alla morale sociale, bensì libertà dall’invidia, dalla cupidigia e dalla ricerca del potere, che tutte generano l’inimicizia. La libertà da questi non passa dall’attività della volontà, ma dalla consapevolezza di essi con l’autoconoscenza. Senza conoscere le attività del sé la meditazione diventa un’eccitazione dei sensi e perde ogni significato.
Estratto da: “ Meditation” di J. Krisnamurti, Shambala publ. 1972, Boston USA
Tradotto da Carlo Donini per DHARMAYOGAKARUNA 2018