Godere dei piaceri sensoriali e possedere cose che ci possono offrire una costante felicità può essere un obiettivo molto valido da perseguire. Però, un attento esame ci mostrerà che in questo c’è un errore. Piacere e dolore si seguono l’uno dopo l’altro, non succede di poter godere di un piacere continuo tutto il tempo. In realtà c’è un significato profondo anche nel dolore. La natura ci ha fornito di queste due sensazioni per aiutarci nel nostro sviluppo interiore. Sono come gli argini di un fiume che lo guidano lungo il suo percorso.
Se il fiume fosse a livello del suolo, l’acqua verrebbe riversata nei campi e non andrebbe lontano. Il dolore talvolta ci aiuta a frenare, ci controlla, ci argina e ci protegge. Ci sono cose che possono essere molto piacevoli, e se le seguiamo, può accadere che consumino la nostra energia, fin anche a ferirci.
Per esempio, una persona gode nel mangiare cose dolci, ma se indulge prima o poi si ammalerà fino a sviluppare il diabete. La natura gli manderà dei segnali di avvertimento come leggeri dolori, debolezza, stanchezza e malattia. A quel punto sarebbe opportuno che la persona controllasse la sua dieta, riducendo l’assunzione di zucchero, facendo alcuni esercizi, rilassandosi, ecc.
Tuttavia, potrebbe invece continuare a mangiare cose dolci, cercando di compensare l’effetto del diabete assumendo medicinali. Potrà certamente andare avanti così per un po’ ma progressivamente le arterie si restringeranno fino a sviluppare l’arteriosclerosi. Quindi, questo non è il modo saggio di procedere.
Sarebbe più opportuno se quella persona facesse alcuni cambiamenti nel suo stile di vita. Coloro che non sono capaci di fare ciò e cercano costantemente il piacere, pensano che il dolore sia un ostacolo o una intrusione. Il dolore ci è stato fornito, per educarci, ci da uno shock, ci chiede di svegliarci dalla letargia, dal compiacimento e di capire quale sia la causa di questo dolore e di correggerci di conseguenza. Talvolta ci aiuta a ottenere una maggiore resistenza ed essere capaci di gestire piccole cose e inconvenienti che solitamente ci irritano. In questo modo, rafforziamo noi stessi.
Il dolore ci fa vedere più chiaramente il contrasto e impariamo ad apprezzare le cose buone quando siamo in difficoltà. In sintesi il fenomeno del dolore ci può rafforzare, far capire le cose più chiaramente e aiutarci a evitare ciò che può danneggiarci. Tuttavia, nel proseguo della vita, uno si rende conto che piacere e dolore sono uno spettacolo passeggero, in mutamento.
Occasionalmente, la medesima cosa può causare dolore o non causarlo. Non c’è assolutamente un intrinseco piacere o dolore in nessuna delle cose attorno a noi. Sono le nostre stesse attitudini a creare tali situazioni. Quindi, andando avanti, capiamo che queste sensazioni dimorano in noi stessi, nella nostra mente e che non sono permanenti. Una cosa piacevole può anche trasformarsi in dolorosa e viceversa.
Quando si cerca di controllare questo cambiamento e mantenere una maggiore stabilità della mente e così capire le cose meglio e più chiaramente, si impara a superare l’influenza di piacere e dolore. Si realizza un certo distacco, disinteresse o non-attaccamento.
Piacere e dolore non significano tutto, c’è qualcosa ce va oltre. Capire questo ci porta a quello che è noto nello yoga come “processi superiori” in cui sono coinvolti la quiete della mente, maggiore introversione, consapevolezza e comprensione profonda della vita. A questo stadio, il dolore è considerato come parte della nostra vita materiale esterna tanto quanto il piacere.
Si realizza che c’è qualcosa che va oltre il piacere e il dolore, che è più prezioso e utile. Questa dimensione è la capacità di vedere, osservare e capire. È una posizione di “testimone”, dove la persona impara a vedere e osservare piuttosto che essere coinvolta, cosa che può compromettere la capacità di vedere in profondità.
Per esempio, quando andiamo a vedere un dramma al teatro, ci piace guardare cosa succede sul palco. Ci sono persone che si coinvolgono emotivamente dallo spettacolo. Un bravo attore, potrebbe essere capace di evocare particolari sentimenti in alcune persone del pubblico fino a farle piangere, ridere e gridare. Una persona potrebbe essere così mossa emotivamente fino a correre sul palco e fermare il cattivo che sta colpendo l’eroe. Questa grande emotività o eccessiva sensazione di dolore o piacere non ci permette di vivere la vita in modo corretto. Sedersi tranquilli al proprio posto e godersi il dramma è in realtà il modo migliore di vivere.
Jayadeva Yogendra
Articolo tratto dal mensile: YOGASATTVA (numero di settembre 2017 http://theyogainstitute.org/newsletter/
Pubblicato da: THE YOGA INSTITUTE, Mumbai, India
Tradotto da Carlo Donini per DHARMAYOGAKARUNA 2018
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